Il Cuore De Rosa
"IO SONO UN UOMO CHE VA DRITTO AL PUNTO"
Sono un uomo che va dritto al punto. E, per forza di abitudine, non mi volto mai indietro a contare gli anni che ho trascorso a costruire telai. Preferisco guardare avanti, perché dopo mezzo secolo, sono ancora convinto che la bicicletta abbia margini di miglioramento. E, proprio come ho fatto finora, anche in futuro voglio contribuire all'evoluzione di questo veicolo affascinante, che è al tempo stesso così semplice e così complicato.
70: la bici ridefinita
Un telaio di 730 grammi, leggero, elegante, aerodinamico. 22 mesi dall'idea allo sviluppo con un'attenzione ossessiva per ogni singolo dettaglio. Il design è firmato Pininfarina, una solida partnership tutta italiana. Cuore ed emozioni, senza compromessi. Il risultato: la bici De Rosa più avanzata di tutti i tempi.
LA NASCITA DI ANIMA, LA BICI CAPACE DI COMBINARE TRADIZIONE E VISIONE SUL FUTURO
Una sola parola scelta per esprimere il risultato della lavorazione del titanio, che rappresenta l'eccellenza De Rosa da oltre 25 anni. Anima nasce da qui, dal desiderio di tradurre la visione e la cultura del telaio De Rosa in un prodotto. La prima bici in titanio De Rosa che utilizza il Campagnolo 12v.
SK PININFARINA
Da due eccellenze italiane nasce una bici da strada esclusiva, leggerissima e progettata dalle due storiche case con nuove tecnologie e materiali esclusivi: De Rosa e PININFARINA.
LA NASCITA DELLA PROTOS, LA BICI RACING
La bici ancora oggi utilizzata dai team De Rosa, racing per natura. Leggera e reattiva, per corridori completi pronti a competere su qualsiasi terreno.
BLACK LABELA, LA MASSIMA ESPRESSIONE DELLA PERSONALIZZAZIONE
Il 60° anniversario viene celebrato con la pubblicazione del libro "Sixty" in 2 versioni, italiana e inglese, che racconta e riassume la storia del marchio De Rosa. Inoltre viene lanciata la linea Black Label. 4 modelli con i 4 materiali della storia De Rosa rivisitati in chiave innovativa.
IL TELAIO MONOSCOCCA
La costruzione del telaio subisce una svolta importante con la realizzazione dei telai monoscocca che contribuiscono contemporaneamente al contenimento del peso e al favorire le prestazioni per un'apprezzabile reattività in discesa. Nasce il KING3, la terza versione del telaio che più di altri ha rappresentato il risultato vincente della ricerca e sviluppo in azienda: il carbonio utilizzato -K1- è la fibra di più alta qualità utilizzata al meglio delle sue potenzialità. Il KING3 riceve accreditamenti in Italia e all'estero: sono gli anni di Di Luca, altro corridore importante per la sua sensibilità e collaborazione nel suo miglioramento. Il carbonio conquista il mercato e De Rosa è tra le poche aziende a mantenere la produzione sui quattro materiali.
IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO
L'ascesa è inarrestabile. In occasione dei 50 anni dell'azienda, De Rosa realizza la Cinquanta, un telaio celebrativo che arriva sul mercato con il marchio KING X-light. Inizia l'era del telaio modulare: cinque pezzi monoscocca modulari. Il telaio diventa così full carbon e la sezione del tubo sella aumenta a 35 mm. I pesi iniziano a scendere: un telaio di taglia media raggiunge la soglia dei 1.000 - 1.100 grammi ma De Rosa sa che il miglioramento delle prestazioni in salita non può prescindere dalla sicurezza in discesa. La ricerca esasperata di un "peso target" va di pari passo con la ricerca sui materiali e la costruzione di un telaio che dia maggiore stabilità e maneggevolezza. Il KING X-light viene scelto da Savoldelli, Garzelli, Tonkov. Durante le ultime gare, debutta il Protos (Prototype) con cui i due corridori vincono alcune tappe al Giro d'Italia.
IL CARBONIO
Danilo e Cristiano hanno imparato che l'evoluzione nasce sulla strada, le novità sono nelle menti di chi pedala, nelle sensazioni e nei desideri di chi vive la bici dalla sella. Dall'esperienza personale capiscono che la svolta sarà il carbonio. Il nuovo millennio nasce con il KING che incarna la filosofia De Rosa del telaio "Customized". Con il miglioramento delle resine e delle incollaggi, il carbonio diventa per De Rosa il materiale ideale con cui perseguire la sua linea aziendale che fa del "one-to-one" il suo "su misura".
L'ALLUMINIO
L'alluminio è il nuovo materiale: già nel 1994 Danilo, che corre le Gran Fondo e costruisce le bici, intuisce che c'è voglia di nuovi materiali e qualcosa di diverso nel mondo della bicicletta. Il telaio inizia a cambiare perché i tubi di sezione sono più grandi e permettono grafiche diverse che danno spazio alle emozioni e ai colori. Inizia così l'ascesa di questo metallo, tecnicamente versatile, leggero e reattivo che permette alte prestazioni. Il Merak diventa il telaio "testimonial di un cambiamento tecnico ed emotivo": diversi successi con Casagrande, che ha raggiunto il secondo posto al Giro d'Italia, Pellizzotti e Caucchioli. Il nuovo millennio inizia con la vittoria di Vainsteins e il Campionato del Mondo 2000 è segnato da Merak. I telai sono realizzati in acciaio, titanio e alluminio: sono materiali conosciuti e maturi. Le forcelle di ultima generazione sono in carbonio, un materiale giovane con potenzialità da emergere.
IL TITANIO
De Rosa sceglie di utilizzare il titanio: materiale per pochi eletti, rappresenta da allora il materiale per intenditori. Forte come l'acciaio e leggero come l'alluminio, Doriano gli dà forma con tutte le difficoltà di lavorazione che comporta. Una De Rosa in titanio è la bici ufficiale del Team Gewis contribuendo ai successi di Argentin, Furlan, Berzin e Ugrumov. Le bici del cuore sono sul podio di tutte le classiche: Milano-Sanremo; Liegi-Bastogne-Liegi; Freccia Vallone; Giro d'Italia; Giro di Lombardia; Tour de France.
LA BICICLETTA PERSONALIZZATA
Debutta la saldatura TIG: utilizzando tubi di sezioni diverse permette a De Rosa di realizzare pienamente le sue bici "personalizzate", realizzando la sua filosofia costruttiva. Sono gli anni di Moreno Argentin, Gianbattista Baronchelli.
LA BICI DI EDDY MERCKX
Per la prima volta l'azienda marchia le bici di una squadra Professionistica con il "Cuore": accade con le bici verdi fornite alla G.B.C. nel 1973 con Panizza, Francioni e Turrini. De Rosa continua a costruire per diversi professionisti: nel '73 arriva alla Molteni come meccanico ufficiale di Eddy Merckx e con lui inizia una collaborazione professionale senza eguali: Merckx è esigente e la sua sensibilità come corridore aiuta Ugo a capire dove migliorare la bici. Nel '76 Ugo costruisce per Francesco Moser (che con quelle bici vince tre Parigi-Roubaix) e nel Giro d'Italia 74 su cento corridori, ottanta corrono su telai costruiti da De Rosa (anche se non sempre marchiati con il cuore).
DE ROSA IN VOLATA
Alla fine degli anni '60, i telai varcano i confini nazionali: in Europa, dilettanti e professionisti iniziano a correre su bici De Rosa e, da lì a pochi anni, i telai "Made in Cusano Milanino" varcano i confini europei. Durante il decennio ci sono diversi corridori che iniziano a scegliere De Rosa come costruttore: Ugo costruisce per la Max Mayer di Gastone Nencini, nel '69 inizia la collaborazione con Gianni Motta che durerà per tutta la sua carriera, così come quella con Eddy Merckx. Sono gli anni in cui Rick Van Looy vince i campionati del mondo: De Rosa è il suo meccanico e lo segue in ammiraglia.
LA NASCITA
"Nulla di straordinario nasce mai da una formula ma dall'immaginare ciò che non c'è e realizzarlo."
Da ragazzo, Ugo De Rosa sviluppò una passione per le corse ciclistiche e avanzò attraverso diversi ranghi a livello dilettantistico. Alla scuola tecnica completò gli studi in meccanica e ingegneria e si interessò alla scienza della bicicletta stessa.
Il primo lavoro di Ugo De Rosa fu nell'officina di suo zio dove costruiva e riparava biciclette. Ugo aprì il suo primo negozio e iniziò la produzione di bici da corsa nel 1953. Con la sua esperienza nelle corse, capiva cosa serviva per costruire una vera bicicletta da corsa e la sua reputazione iniziò a diffondersi tra i corridori dilettanti di Milano.
La qualità del suo lavoro sviluppò rapidamente un seguito tra i corridori dilettanti e nel 1958 a Ugo De Rosa fu chiesto di costruire una bicicletta per Raphael Geminiani per il successivo Giro d'Italia. A seguito di questo interesse iniziale, le bici De Rosa divennero una presenza fissa nel gruppo professionistico degli anni '60.